In effetti non era difficile prevedere che, prima o poi, finalmente, qualche ente o autorità dicesse chiaramente che mettere il simbolo del coniglio o la scritta cruelty-free su un cosmetico fosse, di fatto, da associare ad una informazione falsa.
Da anni le Piccole Chimiche lo sostengono, lo hanno scritto anche in questo blog : nel post Uomini e Topi lo abbiamo detto e illustrato con chiarezza.
Adesso finalmente, le Piccole Chimiche non rimangono sole come vox clamantis in deserto, ma si muove qualcosa anche "ai piani alti".
Pagine
domenica 16 dicembre 2012
martedì 13 novembre 2012
Noi no. No, noi no.
Implicazioni
delle certificazioni, secondo le PiccoleChimiche (quindi, essendo opinioni,
sono discutibili ed opinabili):
1)
non sono degli
standard riconosciuti in tutto il mondo, per cui un’azienda che vende in
Italia, esporta in Paesi EC, e in Paesi Extra-EC, dovrebbe far certificare i
suoi prodotti da ciascun ente certificatore, che naturalmente applicherà i suoi
protocolli che sono differenti l’uno dall’altro. E’ impossibile fare di ogni prodotto tante versioni quante sono le
certificazioni. Ed è impossibile investire cifre da capogiro per tutte le certificazioni senza ribaltarne il costo sul consumatore.
martedì 6 novembre 2012
Cosmos e NaTrue: analogie e differenze
Sia
Cosmos sia NaTrue distinguono il cosmetico biologico da quello naturale.
Entrambi
riconoscono che non sia possibile ideare formulazioni di cosmetico biologico
per tutti i tipi di prodotto, ma è possibile assegnare un valore di
"naturalità" ad una formula, per garantirne comunque un minore
impatto sull'ambiente e sulla salute.
Le due certificazioni non
includono l'acqua nel calcolo della percentuale di biologico contenuta nel
cosmetico: bisogna però tener presente che la maggior parte dei cosmetici contiene
alte percentuali d'acqua, per cui tutti i valori di naturalità vengono
attribuiti ad una frazione del prodotto e non al prodotto nel suo insieme che
comprende anche l’acqua.
Le regole di NaTrue
NaTrue
Alcuni
organismi certificatori nazionali, tra i quali CCPB (Italia), BioInspecta
(Svizzera), EcoControl (Germania), hanno fondato e aderito a un altro
disciplinare chiamato NaTrue.
Lo
scopo dichiarato da NaTrue è di “offrire un marchio che indirizzi e tuteli il
consumatore che vuole scegliere prodotti realmente
naturali.”
Le regole di Cosmos
Cosmos, ovvero Cosmetics Organic Standard, è entrato in vigore da settembre 2009,
appoggiato dagli enti certificatori Ecocert e Cosmebio (Francia), BDIH
(Germania), Soil Association (Regno Unito), Bioforum (Belgio) e Icea (Italia).
Poiché
gli organismi certificatori nazionali hanno standard ben diversi tra loro, uno
dei principali problemi di Cosmos è stato arrivare a un disciplinare che fosse compatibile
con i protocolli già esistenti e applicati da ciascuno di questi enti.
L’obiettivo
del protocollo Cosmos, è quello di ottenere una cosmesi sostenibile in tutto il suo
ciclo produttivo, che va dall'origine delle materie prime, al
packaging, alla comunicazione e così via.
martedì 30 ottobre 2012
Eco, Eco-bio, Bio-eco
Se la certificazione aziendale non è una passeggiata e non
ha poi questa vera valenza di efficienza e qualità, cerchiamo di capire quali
sono le certificazioni a cui può venire sottoposto un prodotto cosmetico.
Ribadiamo che esiste le legge 713/86 e successive modifiche,
che prende in considerazione tutti ma proprio tutti gli aspetti legati alla
produzione, sicurezza e commercializzazione del prodotto cosmetico, e che
dovrebbe quindi essere, se non altro, garanzia di un prodotto sicuro e
correttamente concepito e realizzato.
Però a volte non basta. O si desidera di più.
Se lo dice un altro...
Una volta si mettevano ingegno e perizia per fare il proprio
lavoro.
Un falegname sceglieva il legno più adatto, immaginava e
disegnava le forme, poi con il sapiente uso dei suoi strumenti e delle sue
abilità faceva una sedia bellissima, unica, eterna, da tramandare in famiglia
come un cimelio. Il falegname era orgoglioso della sua opera, sapeva di aver
scelto il meglio, dal fornitore di fiducia, del cui materiale si fidava, il
cliente era soddisfatto, “sentiva” che in quella sedia c’era anche un po’ della
persona che l’aveva costruita.
venerdì 26 ottobre 2012
Il tocco dello Chef
Il valore di un cosmetico è stranamente espresso in INCI
(nuova unità di misura di qualità).
Tutti parlano di INCI come se fosse l’unica cosa importante
di un prodotto. Intendiamoci, importante è importante, se non altro dà
l’indicazione di come è concepito un prodotto.
Però il rischio è leggere l’INCI e dire: questo prodotto è
una schifezza. E magari è il miglior prodotto sul mercato.
O viceversa, questo INCI mi intriga, ma poi il prodotto si
rivela una ciofeca.
Perché?
venerdì 5 ottobre 2012
Placet, nocet.
Tutte le scienze, avendo radici antiche, si rifanno nel lessico a parole o frasi greche e latine permanse poi nel tempo, sia per chiarezza fra addetti ai lavori, sia per dare quel senso, a chi è fuori dal giro, di inferiorità tipo Renzo e il latinorum.
Un esempio è il placebo (letteralmente "piacerò", dal latino) che identifica quell'effetto suggestivo di una sostanza che effetti in realtà non ne ha.
Un esempio è il placebo (letteralmente "piacerò", dal latino) che identifica quell'effetto suggestivo di una sostanza che effetti in realtà non ne ha.
Conservatori e reazionari
Forse non è ben noto che la molecola che ha azione
conservante ha un’azione di killer sulla cellula batterica.
La cellula.
Però è un killer poco selettivo e per lui cellula è sempre
cellula, che sia batterica che sia della pelle.
Quindi la buona pratica suggerisce di utilizzare un
conservante che sia attivo sul batterio, (Gram+, Gram -), fungo o lievito, alla
minor dose possibile.
martedì 2 ottobre 2012
Sinonimi o contrari? Nessuno dei due.
In effetti la questione dell’acido ialuronico merita un
approfondimento.
L’acido ialuronico fu identificato da Karl Mayer e John Palmer nel '34 nell’umor vitreo dell’occhio dei bovini, come abbiamo detto, e poi nel cordone
ombelicale umano.
Il cosmetico naturale
Il cosmetico “naturale” viene identificato per la
preponderante presenza di ingredienti naturali, di derivazione naturale,
principalmente estratti di piante, fiori ed erbe.
Si crede che sia un’evoluzione del cosmetico di sintesi, in realtà è un ritorno alle origini,
visto che prima della chimica industriale, si aveva a disposizione quello che
la natura offriva, sia per farsi belli che per farsi bene.
domenica 30 settembre 2012
Dosis facit ut venenum non sit
Cosa vuol dire “naturale”?.
Vuol dire che si trova in natura.
La natura, come abbiamo visto, è un grande, immenso,
praticamente infinito, insieme di strutture chimiche.
Allora facciamo bene la distinzione fra chimica di sintesi e
chimica di derivati naturali.
Tradizionale non vuol dire vecchio
Avevamo lasciato il nostro
formulatore a chiedersi, dopo aver fatto tutte le sue valutazioni sulla
funzione del prodotto, dove sarebbe stato venduto, chi lo avrebbe usato, cosa
metterci dentro.
Quindi gli ingredienti che
comporranno il suo prodotto.
La prima differenziazione è sul tipo di formula:
tradizionale o naturale?
venerdì 28 settembre 2012
Test d'ingresso (e d'uscita)
Se poche settimane fa i giornali erano pieni di lamentele di
studenti che avevano avuto delle difficoltà a superare il test di ingresso per
alcune facoltà, forse questi esaminandi dovrebbero venire a vedere in un’azienda cosmetica i test a cui è sottoposta una materia prima di entrare nel ciclo produttivo e un cosmetico prima di uscire sul mercato.
giovedì 27 settembre 2012
Uomini e topi
“Uomini e topi” è il famoso romanzo di John Steinbeck.
Racconta di due uomini, George e
Lennie. Lennie, è dotato di un'enorme forza fisica che lo rende adatto a
lavorare in un ranch, ma è affetto da un ritardo mentale e non sa controllare la propria forza tanto che
uccide involontariamente i piccoli animali che ama accarezzare, come topi o
cagnolini. Consapevole della propria inferiorità, Lennie trova in George il
punto di riferimento affidandosi completamente a lui; e con l'amico condivide
il sogno di comprarsi un giorno una casetta con dei conigli da allevare.
George, che conosce bene l'ingenuità e la sensibilità di Lennie, lo asseconda
facendogli credere che il sogno della casetta possa diventare realtà.
Come va a finire? Leggetelo, è bello.
Mozzarella di bufala
Un tempo si credeva che la peculiarità di un cosmetico fosse
nel contenuto, in quello che c’è dentro, negli ingredienti con determinate
attività impiegati.
Per cui si cercava il prodotto a base di X e Y, anche, siamo
onesti, un po’ seguendo le mode.
Tutti pazzi per l’argan, tutti a cercare prodotti a base di
argan.
Avere il prodotto a base di estratto di Pinco è cool? Bene,
tutti vogliono l’estratto di Pinco.
Da un po’ di tempo, invece, si cerca il prodotto senza.
mercoledì 26 settembre 2012
Tipi sensibili
Gli allergeni.
Proseguendo nella lettura della nostra etichetta, nella
lista INCI, avremo notato che, da qualche tempo, in fondo alla lista degli
ingredienti c’è, a volte, una o più sostanze aromatiche (limonene, citral, linalool, geraniol, citronellal ecc).
martedì 25 settembre 2012
Conoscere l'etichetta
Conoscere l’etichetta non significa solo comportarsi secondo
certe regole, significa anche capire cosa c’è nella confezione di prodotto cosmetico che
sto acquistando.
L’etichettatura del cosmetico è differente se il suo
packaging è solo l’imballo primario, cioè il flacone, il vasetto, il
tubetto, la trousse con gli ombretti, o se c’è anche il secondario, cioè
l’astuccio.
Rosa Rosae
L’INCI.
INCI, abbiamo visto, è l’acronimo di International
Nomenclature of Cosmetic Ingredients.
Adesso tutti sanno (credono di sapere) cos’è l’INCI, come si
legge, come si interpreta, che significato dare all’elenco.
domenica 23 settembre 2012
Cinture di sicurezza
Il Dossier tossicologico.
Ogni prodotto cosmetico viene al mondo (immesso sul mercato)
con una sua carta di identità.
Ma mentre per noi il documento di identità è un tesserino
con qualche dato anagrafico, il documento di un cosmetico è un faldone di decine
di pagine.
La VI modifica della legge 713, la stessa che introduce
l’uso dell’INCI, ha introdotto l’obbligo della redazione del dossier.
Già prima della VI modifica molte aziende facevano il
dossier, che non è che un insieme di informazioni finalizzate a stabilire la
conformità del prodotto e la sua sicurezza, ma lo facevano ciascuna a modo suo.
La legge è entrata nel merito della redazione del dossier
non solo indicando come va fatto, ma anche che informazioni devono essere
obbligatoriamente contenute.
Oltre ad ovvie informazioni, nome del prodotto, tipo,
funzione, formula quali/quantitativa, metodo di lavorazione, caratteristiche
tecniche e di sicurezza delle materie prime, caratteristiche tecniche del
prodotto, il tipo di packaging in cui sarà contenuto, il dossier deve
contenere, fra l’altro, due studi importanti per la tutela del consumatore: il
livello di esposizione al prodotto da cui consegue, altrettanto importante, la
valutazione della sicurezza del prodotto finito.
E’ buona prassi che il valutatore della sicurezza sia un
figura diversa dal formulatore, non è un obbligo di legge, ma è una tutela
maggiore, il famoso “chi controlla il controllore?”.
Siccome la legge afferma che: (art 7. comma 1 . legge
713/86)
“i prodotti cosmetici devono essere fabbricati,
manipolati, confezionati e venduti in modo tale da non causare danni alla
salute umana se applicati nelle normali o ragionevolmente prevedibili
condizioni d’uso, tenuto conto in particolare della presentazione del prodotto,
dell’etichettatura, delle eventuali istruzioni per l’uso e per l’eliminazione” il valutatore terrà conto di ciò.
Una volta inserite tutte le informazioni relative alla
formula, cioè a monte tutte le informazioni riguardanti anche le materie prime
e le loro concentrazioni all’interno di quel prodotto, il tipo di applicazione
e come verrà immesso sul mercato il prodotto, il valutatore comincia a fare le
sue considerazioni.
Il livello di esposizione: non è uguale per tutti i
prodotti, ovviamente.
Innanzitutto ci sono prodotti che si sciacquano (i
leave-off) ed altri che permangono (i leave-on).
Già qui una valutazione di sicurezza prende una direzione
piuttosto che un’alta.
Inoltre si valuta la frequenza d’uso: una maschera si usa
una volta alla settimana, una crema per il corpo, ragionevolmente, tutti i
giorni.
La superficie corporea coinvolta: un eye liner, pochi
millimetri quadrati, una crema per il corpo una superficie più ampia.
Il numero di applicazioni giornaliere: se lo shampoo lo
faccio tutti i giorni, le mani le lavo più di frequente. Però coinvolgo
superfici di diverse dimensioni.
Insomma dopo che il valutatore ha fatto conti, somme,
percentuali, su superfici, pesi e misure, fortunatamente aiutato da appositi
software, comincia a chiedersi a che quantità di ogni sostanza contenuta nel prodotto colui che mette le crema per
le mani - prevedibilmente - mattina e sera, sia esposto.
Il valutatore è tenuto quindi a considerare le normali o
ragionevolmente prevedibili condizioni d’uso non a considerare
stramberie.
Se una crema, ritenuta sicura se applicata sul viso, viene
spalmata sul pane e poi mangiata, beh, il valutatore non può farci niente, e
non gliene importa neppure.
Inoltre il valutatore deve avere i test di efficacia dei sistemi conservanti (il cosiddetto challenge test che è in vitro): un
prodotto è sicuro non solo per la sua formulazione, ma anche perché, nel tempo,
non darà origine a colonizzazione di microorganismi (muffe, lieviti, batteri).
E’competenza del valutatore confrontarsi con chi sceglie il
packaging, perché la sicurezza del prodotto dipende anche da come vien
confezionato e dalla compatibilità prodotto - materiale del contenitore.
Certi packaging danno maggior sicurezza di altri: una
monodose o un airless sigillato, ad esempio, preserva meglio del flacone a
pompa che a sua volta preserva meglio del vasetto.
La preservazione è anche in funzione del contatto con
l’aria, non solo con le mani più o meno pulite.
La forma e l’aspetto del packaging concorrono a verificare
la sicurezza del prodotto: ricordate che anni fa c’erano in commercio dei
bagnoschiuma in flaconi che ricordavano le bottiglie del latte, saponi a
caramella o a fragola, shampoo in lattina tipo bibita?
Bene, dopo che qualcuno, fuorviato dalla forma della
confezione, ha fatto uso improprio del prodotto (cioè se lo è mangiato o bevuto), la legge ha vietato tutte quei
packaging riconducibili a imballi o a forme di tipo alimentare, che potessero far fraintendere il contenuto.
Quindi se il valutatore certifica la sicurezza del prodotto
per formula, sistema conservante, ragionevoli e prevedibili modalità d’uso,
livello di esposizione, ecc, e poi chiede il packaging per confermare le sue
conclusioni e si vede presentare un vasetto tipo yogurt, ha il dovere di
opporsi e di non emettere il certificato di sicurezza.
Infatti un prodotto viene immesso sul mercato solo se
all’interno del dossier è allegata la valutazione della sicurezza firmata dal
responsabile.
Attualmente il dossier, contenendo informazioni che sono il
frutto di anni e investimenti per la ricerca, è riservato: il fabbricante deve
limitarsi a notificare al Ministero della Salute che ha il dossier e dove è
conservato per eventuali controlli delle autorità.
Con la nuova normativa, da aprile 2013, alcune parti del
dossier di pubblica utilità sanitaria dovranno essere inserite direttamente da
parte del fabbricante sul sito del ministero ad uso dei centri di controllo e
antiveleno.
La legge dice proprio così: sarà fatto obbligo al fabbricante…
Ma sapete chi è il fabbricante? Non è affatto che FA il
prodotto, quello è il produttore.
Il fabbricante è quello il cui nome è sulla confezione
(detto anche “appositore di marchio”), è quello che immette il prodotto sul
mercato, è il distributore responsabile insomma.
Alla faccia della semplificazione, almeno lessicale.
venerdì 21 settembre 2012
Statica o dinamica.
L’esame di fisica comprende anche la parte sulla statica e
sulla dinamica. Però dei corpi o dei fluidi.
Non contempla formule applicabili al fatto che anche la legge sia dinamica.
Le leggi non son scolpite nella roccia, ma vengono modificate
quanto il legislatore lo ritiene necessario.
Infatti è più corretto
riferirsi alla legge 713 “e successive modifiche”.
I tempi cambiano, la legge si adegua, più o meno velocemente.
Alleghiamo alla presente
Gli allegati alla legge 713/86
Gli articoli della legge 713/86 regolamentano la produzione
la prodotti, l’etichettatura, la commercializzazione.
Ma il contenuto vero e proprio di un prodotto è
regolamentato dagli allegati.
giovedì 20 settembre 2012
10 anni per una legge
Le regole del gioco.
Per fare bene un
cosmetico, non basta conoscere bene
la chimica, la biologia, la biochimica, bisogna anche togliersi il camice e
indossare la toga.
Non bisogna conoscere tanti leggi, codici e codicilli, bisogna
conoscerne una, una sola.
La legge 713/86 e le successive modifiche fino al più recente regolamento 1223/09.
Cosmetologia non è stregoneria
La cosmetologia è una scienza: è la chimica applicata al
cosmetico.
Un cosmetico non nasce da una miscela casuale di
ingredienti, ma dalla conoscenza di come gli ingredienti si comportano dal
punto di vista chimico (in relazione fra loro), biologico (in relazione alla
pelle e ai suoi annessi, peli, capelli, mucose ecc) e funzionale (l’azione associata
dei principi attivi).
mercoledì 19 settembre 2012
Cosmetico o cosmeceutico?
Nello stesso articolo 1, al comma 2, viene evidenziato, in
modo chiaro, che un cosmetico non può vantare effetti terapeutici. “I
prodotti cosmetici non hanno finalità terapeutica e non possono vantare attività terapeutica.”
Un cosmetico non può curare.
Può risolvere, migliorare, integrare, coprire, camuffare,
colorare, profumare, ammorbidire, nutrire, ma non curare una malattia della
pelle.
Questa attività è propria ed esclusiva dei farmaci.
martedì 18 settembre 2012
Cosmetico mon amour
La parola cosmetico deriva dal greco Kosmetikòs, che
significa “atto ad abbellire”, e deriva da Kosméo, adornare, abbellire.
Collegato anche il termine Kòsmos, armonia, ordine, ornamento.
Quindi un cosmetico è un ornamento, un abbellimento.
Spesso si limita a cosmetico la definizione di trucco, nel
senso di make-up, maquillage.
Per tanti i cosmetici sono solo i trucchi.
Piccole chimiche crescono
Quando si proviene da una famiglia dove il bisnonno era
farmacista, il nonno era farmacista, la madre era farmacista, il padre è
chimico, o ti laurei in Storia e Filosofia, o, come noi, in Farmacia.
Due sorelle, due lauree in farmacia. La tradizione è rispettata.
Piccole chimiche crescono, e una segue il corso di cosmetologia
con il Prof. Bonadeo, l’altra con il Prof. Proserpio. Due decani della
cosmetologia, maestri e innovatori, ricercatori e grandi comunicatori.
Le due piccole chimiche, non più tanto piccole, ma ancora molto
giovani, entrano nel mondo della cosmetologia
Da più di 25 anni passano le giornata fra emulsioni, creme, oli
essenziali, tensioattivi, derivati di quella o dell’altra pianta, a misurare pH
e densità.
A studiare, formulare, provare,fare e amare i cosmetici.
Ed è di questo che, in questo blog, le piccole chimiche scriveranno a 4 mani.
M.C. Escher - Writing hands 1948
Ma quante chimiche ci sono?
Dire “chimica” è un po’ vago, o meglio, ci si riferisce a
tanti ambiti, dal momento che tutto è chimica.
In realtà la chimica è una sola, suddivisa in due grandi categorie:
inorganica e organica.
Ulteriormente, si definiscono i settori chimici per
specialità: chimica degli alimenti, chimica delle vernici e solventi, chimica
farmaceutica, chimica tossicologica, chimica biologica, chimica cosmetologica.
Avere conoscenze approfondite in una o più di queste
chimiche settoriali significa, dopo aver conseguito la laurea specialistica,
proseguire con altri anni di studio accademico.
E non fermarsi mai di imparare, apprendere, sperimentare e
ricercare.
sabato 15 settembre 2012
Allora anche la chimica è amore
Ogni aspetto della nostra vita dipende dalla chimica, da
quando ci alziamo al mattino fino a quando andiamo a dormire.
Tralasciamo l'acqua, dando scontato che tutti sappiano cosa sia e che sia una molecola, quindi un composto chimico.
Tralasciamo l'acqua, dando scontato che tutti sappiano cosa sia e che sia una molecola, quindi un composto chimico.
venerdì 14 settembre 2012
Se anche l'amore è una questione di chimica
Se anche l'amore è una questione di chimica, significa che la vita è chimica e la chimica è vita.
Tutto è chimico, tutto inizia con un atomo, con una molecola, fino a diventare un sistema complesso di molecole come gli esseri viventi, animali o vegetali.
Nulla può prescindere dalla chimica.
La chimica non è né buona né cattiva. Semplicemente, è.
Poi, dipende dall'uso che se fa, in che modo, e con che scopi.
Tutto è chimico, tutto inizia con un atomo, con una molecola, fino a diventare un sistema complesso di molecole come gli esseri viventi, animali o vegetali.
Nulla può prescindere dalla chimica.
La chimica non è né buona né cattiva. Semplicemente, è.
Poi, dipende dall'uso che se fa, in che modo, e con che scopi.
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